Terre di Moscatello: una rete d’imprese nata nel Ponente ligure per promuovere il vino più apprezzato dai papi e dalle corti europee
All’inaugurazione anche l’assessore regionale Gianni Berrino
di Tiziana Pavone
TAGGIA. Alla presenza dell’assessore al Turismo e ai Trasporti della Regione Liguria, Gianni Berrino, dell’assessore all’agricoltura, Marco Battaglia, del vicesindaco di Taggia, Chiara Cerri, e del presidente della rete d’imprese, Eros Mammoliti, é stato finalmente inaugurato il locale che sarà fulcro di ogni attività legata alla promozione e alla vendita dei prodotti di una nuova rete d’imprese ponentina, Terre di Moscatello: si trova in via Cardinal Gastaldi 15B nel pieno centro storico di Taggia (IM), cioè l’ex locale Germinal.
Nello specifico, Terre di Moscatello è una interessante Rete d’Imprese agricole, cioè un’aggregazione di aziende del Ponente ligure, che ad oggi conta 10 produttori, tutti iscritti all’Associazione dei Produttori del Moscatello. Ecco chi e dove sono: Tenute MF Srls Agricola (Imperia); Calvini Luca (Sanremo); Giannascoli Anna Maria (Bussana); Rovebella-Fratelli Ribul Ssa (Santo Stefano al Mare); Podere Donzella di Donzella Elena (Castellaro); Lagazio Valentina (Terzorio); Da Parodi Ssa (Castellaro); Ssa Mammoliti (Ceriana); Ferrari Giacomo (Terzorio); Zunino Antonio (Taggia).
Il Moscatello di Taggia é un vitigno aromatico a bacca bianca, coltivato nella Riviera ligure di Ponente. È un “Moscato bianco” con il grappolo a forma di tronco conica e acini tondi di colore giallo dorato, che presentano una caratteristica “piga” all’estremità. Da questo vitigno si ottengono oggi tre vini con marchio DOC, sottozona Taggia: Secco, Vendemmia tardiva e Passito.
Del Moscatello di Taggia si ha notizia diretta per la prima volta nel 1416, ma già nei decenni precedenti negli Statuti comunali di Taggia veniva dato grande spazio alla tutela dell’uva in maturazione nel periodo della vendemmia. In documenti del 1259, si parla di grandi vigneti a Bussana e ad Arma, tra cui la cosiddetta “Vigna dei monaci”. Esiste anche un documento del 979 nel quale il vescovo di Genova Teodolfo concede ad alcune famiglie la possibilità di mettere a coltura le terre da tempo abbandonate tra Sanremo e Taggia, prescrivendo, tra le altre cose, l’impianto della vite. Dal ‘500 in avanti nel panorama vinicolo nazionale il Moscatello di Taggia acquisisce sempre maggiore importanza, fino ad inserirsi nei mercati di Roma e del nord Europa, dove risulta uno dei vini più costosi e importanti. A fine ‘800 l’epidemia di fillossera distrugge i vigneti taggiaschi avviando verso la definitiva scomparsa il vitigno moscatello dai filari. Ma c’è la bella notizia degli anni 2000 perché comincia l’attività di recupero da un’idea partorita dalla comunità montana Argentina-Armea. Siamo così arrivati ai nostri giorni, quando un gruppo di produttori appassionati é andato in cerca delle piante superstiti sul territorio e le ha studiate per oltre un decennio, coinvolgendo importanti istituzioni scientifiche come l’Università di Torino e il CNR di Grugliasco, al fine di moltiplicare la varietà originale.
E siamo giunti così al lieto fine: le nuove piante ottenute dalla ricerca sono state messe a dimora dai produttori associati, per riprendere la produzione del celebre nettare. La prima produzione risale al 2012, con circa 100 bottiglie: nell’ultima annata l’attività della rete di imprese agricole “Terre del Moscatello” é arrivata a produrre 12.000 bottiglie.