Quello che non ci dicono. POLICOVID22, il primo congresso accademico chiede trasparenza della conoscenza scientifica.

“Quando è in gioco la nostra vita, dire la verità è un obbligo morale”. Ma poi si scopre che la verità è scomoda. Il bilancio positivo della settimana di confronti, partita con un colpo di scena al Politecnico di Torino.

Un momento della diretta streaming su Internet

dalla Redazione

Si è chiuso a Torino il 25 novembre scorso “POLI-COVID-22”, il primo congresso scientifico in ambito italiano, concepito per tracciare un bilancio multisettoriale della pandemia COVID-19 e della sua gestione.

Nel corso di cinque giornate, si sono alternati oltre quaranta studiosi, tra cui esperti di fama mondiale, nelle aree di biologia, medicina, diritto, bioetica, sociologia e comunicazione. Il pubblico ha potuto seguire i lavori sia in presenza sia in diretta streaming.

“POLI-COVID-22” è stata quindi una grande novità sotto molti aspetti: preziosa, per la discussione su molteplici fronti, coinvolgendo diverse discipline; elevata, per il livello dei relatori; importante, per gli studi basati su fonti scientifiche e istituzionali documentate, che hanno fornito una visione globale sulla complessità di una crisi dalle molte ricadute. Gli incontri durati una settimana, sono stati tutti di prestigio.

Nonostante questo approccio inattaccabile e un bilancio positivo sulla riuscita dell’evento, gli organizzatori hanno rilasciato un comunicato stampa dove viene manifestato senza giri di parole, un sottile dispiacere per quanto successo a pochi giorni dall’avvio dei lavori.

Ecco di cosa si tratta: “Siamo rammaricati per l’improvviso ritiro della componente in rappresentanza delle istituzioni sanitarie e la conseguente revoca del patrocinio da parte del Politecnico di Torino, a pochi giorni dall’apertura.”

La marcia indietro del Politecnico di Torino, Università pubblica, unitamente all’assenza di un rappresentante dell’istituzione sanitaria parla più di mille parole. Negare infatti il confronto democratico, fa nascere brutti sospetti. Continuano gli accademici, in merito a questo colpo di scena: “La vicenda, singolare e atipica, induce a riflettere sull’esigenza prioritaria che la comunità scientifica riaffermi i suoi canoni di disinteresse, indipendenza, trasparenza, disponibilità al confronto critico e alla rivalutazione delle conoscenze acquisite.”

Alla letteratura scientifica hanno accesso gli addetti ai lavori. Ai profani non resta che informarsi attraverso i mass media, quelli più popolari. Ma davvero siamo informati? Come possiamo fare un confronto, se non abbiamo accesso al mondo scientifico e se questo non ha accesso ai mass media? Perché viene negato un confronto tra mondi che la sanno più lunga di noi?

Durante l’evento sono stati presentati relazioni e dati recenti di letteratura scientifica dai quali emerge una verità, come ci racconta il comitato scientifico: “E’ chiaro che alcuni aspetti relativi alla pandemia COVID-19, soprattutto rispetto alla ragionevolezza, alla proporzionalità e all’impatto delle misure messe in atto per contrastarla, sono fortemente controversi. È quindi imperativo e urgente riportare in primo piano i principi bioetici e la tutela dei diritti fondamentali, e su queste basi procedere con verifiche approfondite affinché la comunità scientifica possa offrire una conoscenza consolidata come presupposto dell’azione legislativa e di governo.”

L’appello è quindi rivolto anche al governo, che, per fare leggi, dovrebbe avvalersi di approfondimenti scientifici partendo da bioetica e diritti. Il fatto che non sia andata così, che per esempio siano nati forti disaccordi mai sopiti, sulla gestione pandemica, a partire dai lockdown, le quarantene, l’uso obbligatorio delle mascherine, le terapie, i vaccini, il green pass e l’obbligo vaccinale, alimenta una forte sfiducia verso quelle istituzioni che negano l’esistenza del problema. Bisogna mettersi d’accordo su ciò che dice la scienza. E se bisogna negare ciò che viene insegnato ai corsi di Medicina, per riscrivere una storia nuova magari a vantaggio di logiche private (“il profitto prima di tutto”), abbiamo il diritto di saperlo.

Il Comitato Organizzatore comunque si ritiene soddisfatto per la riuscita del congresso, che non si è potuto tenere al Politecnico come era stato annunciato in prima battuta (per il boicottaggio descritto all’inizio), ma in aule esterne trovate in pochi giorni. Al Comitato Scientifico vanno i loro primi ringraziamenti, per il loro impegno e la disponibilità ad instaurare un dibattito dialogico. Ringraziano pubblicamente anche tutti i relatori, che hanno contribuito a porre le basi per il confronto, esponendo con rigore i loro argomenti e le loro tesi. Un pensiero va anche al pubblico presente in sala e collegato via streaming, per l’interesse e la partecipazione.

Concludono poi il bilancio con una speranza: “Auspichiamo che “POLI-COVID-22” sia di stimolo a ricercare una disseminazione più critica e trasparente della conoscenza scientifica per evitare un approccio preconcetto, ideologico ed emotivo alla comunicazione e ai dibattiti su temi di grande rilevanza per la società.”

La critica tornerà di moda? Dire la verità è un tabu? Intanto il sasso nello stagno è stato lanciato e la cosa bella è che rimane tutto in rete, con i bilanci basati su prove, anche sul mondo dell’infanzia.

Tutti i filmati delle letture e delle comunicazioni presentate durante il congresso, finanziato interamente dal Comitato organizzatore, come tutti gli aggiornamenti sull’evento, continueranno ad essere pubblicati sul sito ufficiale, dove è pubblicato anche il programma. I video integrali sono visibili su You Tube.

POLI-COVID-22. Tutti i link che contano:

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