ORMAI È DECISO: IL FESTIVAL SI FARÀ DALL’ARISTON IN DIRETTA CON UN PUBBLICO VIRTUALE?

Di Illy Masper

SANREMO. Il nuovo e farraginoso Decreto emanato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlando del settore mette ancora in discussione la realizzazione dei grandi Eventi soprattutto al chiuso. Un problema che penalizzerebbe ancor più l’intero mondo dello spettacolo, fermo e prossimo al fallimento, se le cose non prenderanno un piega diversa. D’altronde, invece che andare avanti stiamo tornando indietro, e questa pandemia ce lo ricorda ogni giorno: aumentano i contagi e gli ospedali stanno nuovamente per essere rioccupati con pieno vigore. Un dramma nel dramma. L’Italia sta per scoppiare e non reggerà più a tutti questi contraccolpi sanitari ed economici che maturano giorno dopo giorno nell’incertezza.

Dicevamo che uno dei settori in grave crisi è il mondo dello show business, soprattutto quello musicale dal Vivo; tra questi l’avvenimento più importante dell’anno è certamente il Festival di Sanremo, previsto dal 2 al 6 marzo prossimo. A Roma, in Rai, sono tutti preoccupati e non possono darlo a vedere, tanto meno parlarne (ma incrociano le dita). Però continuano a programmare le famose cinque serate come se nulla dovesse capitare, naturalmente. Tuttavia pensano, comunque, anche ad un Piano B: il Teatro Ariston in diretta con pubblico distanziato di un metro, o in forma virtuale, da un teatro di Roma (in alternativa sotto il Ritz?) come fa Milly Carlucci in “Ballando con le stelle”? Un’ipotesi da non scartare. Anche perché dietro le Quinte dell’Ariston normalmente girano minimo 200 addetti ai lavori tra tecnici, artisti, orchestrali ed ospiti vari che, in quel caso, potrebbero utilizzare metà teatro proprio come delle vere quinte, perché dietro il palco devono stare davvero in pochi: troppo affollamento, considerando poi le stringenti misure sanitarie che saranno costretti ad adottare per stare tutti in piena sicurezza: 200 persone che devono fare un tampone al giorno: un enorme problema da risolvere. Ovviamente stiamo pensando al peggio perché da qui a gennaio 2021 le cose potrebbero migliorare, quindi la speranza sarebbe di arrivare a marzo in piena sicurezza c’è sempre. Oggi è difficile fare questo ragionamento, sia in un modo che nell’altro, tuttavia la macchina del Festival è partita da tempo, Amadeus (nella foto, è preoccupato) lavora a pieno ritmo con un po’ di ansia, ma lavora e con lui tutta la prima rete nazionale di Stato, fiduciosa che la questione sanitaria andrà via via migliorando. La Città dei Fiori intanto continua a sperare, come del resto l’Italia e il mondo intero, affinché questo maledetto coronavirus possa scomparire come per incanto da un momento all’altro. E allora non ci resta che pregare perché avvenga questo “miracoloso incanto” che possa salvare il Festival, ma ancor più che salvi noi poveri umani, grandi peccatori.