Parla Pippo Baudo, in forse a Sanremo per presentare la sua autobiografia.
di Susanna Giusto
ROMA. E’ un fiume in piena Pippo Baudo nell’intervista pubblicata sul “Corriere della Sera”. Il decano dei presentatori italiani è stato ospite di Pordenonelegge, la rassegna letteraria nel corso della quale ha presentato l’autobiografia “Ecco a voi” e ha promesso al nostro direttore Ilio Masprone che presto lo avrebbe presentato anche ai Martedì Letterari del Casinó Municipale di Sanremo.
Il conduttore di Militello, in Sicilia, descrive in questo modo lo stato del piccolo schermo nostrano: “E’ un periodo di crisi, non c’è varietà e ideazione di nuovi programmi. I palinsesti sono tutti uguali. E’ anche colpa dei reality e dei talent che condizionano le reti, perché è più facile proporre elementi familiari per il pubblico, piuttosto che rischiare con un programma ex novo. Aumentano i canali, aumentano i programmi, ma non aumentano le idee […] Non sopporto più i programmi di cucina in tv“.
Sui colleghi “soliti noti” (Conti, Bonolis, De Filippi, Scotti) invece dice: “Tutti personaggi di grande carisma, che però si affezionano a programmi che vanno avanti per più stagioni. Una volta dopo due anni al massimo mi chiamavano e mi dicevano: guarda che il programma lo devi cambiare”. Ma su due colleghe in particolare, il commento di Pippo è ben centrato: “Lorella (Cuccarini, ndB) è quasi una mia parente, per lei ho un debole. Barbara d’Urso debuttò con me come valletta a Domenica In: diceva al massimo 10 parole, ora ne dice 10 milioni. Rimango meravigliato dalla sua capacità di creare dal nulla un discorso lunghissimo, che varia dalla commozione alla risata, una ricchezza degna di Paola Borboni e delle grandi attrici del passato“.
Baudo in giro non vede eredi e non ne vuole, ma non prova nostalgia: “Non ho nostalgia di avere un programma mio. L’età c’è: come potrei concorrere con la Balivo? E poi anche il pubblico mi rimprovererebbe questo attaccamento morboso alla tv. Quindi va bene così. E come diceva Marcello Marchesi: tutto è perduto tranne l’ospite d’onore. Le ospitate mi divertono, ma anche lì non devi esagerare, l’ospite fisso alla fine puzza come il pesce dopo soli tre giorni”.
Un suo errore, la conduzione dello sfortunato Sanremo 2008? “Era un papocchio, meno male che c’era il piccolo Piero Chiambretti. Le canzoni non erano granché e senza soldati la guerra non si vince. Però almeno mi sono portato a casa il record dei 13 Festival di Sanremo. Mi sa che è difficile batterlo”.
Prossimo Sanremo ci sarà Baudo da qualche parte? “Ho fatto una promessa al vostro direttore, quella di venire ai Martedì Letterari del Casinó Municipale di Sanremo a presentare ancora una volta la mia autobiografia. Mi piacerebbe mantenerla, perché se si dà una parola, è buona creanza mantenerla. E so che Ilio sta lavorando molto per questo”.