OLTRE MEZZO SECOLO DI POESIA NEGLI 80 ANNI DI BOB DYLAN


Nel giorno del compleanno di Robert Allen Zimmerman, il suo ottantesimo, lo slancio che si sente di dentro, corre verso il ricco bagaglio di idee, parole giocate a doppio senso, atteggiamenti e ogni tipo di eredità da lui lasciata sulla nostra pelle lungo i decenni, passando anche per Sanremo. Qualche consiglio di lettura in classe…

di Tiziana Pavone

Chiariamo subito: è impossibile riassumere in poche righe ciò che Bob Dylan ha rappresentato per più generazioni. Dylan va assorbito calandosi in una dimensione fuori dal tempo. Soprattutto va ascoltato, tradotto e ritradotto. Oggi lui, per merito di tutto quello che ha già scritto e cantato (e non parliamo dei premi che ha preso, Nobel compreso) potrebbe anche smettere di salire sul palco, ma non ce la fa: non a caso è identificato come “l’artista in perenne tournée“. E scommettiamo che, finito questo lockdown mondiale che ha costretto i musicisti a sospendere i concerti live, lui tornerà ancora on the road.

L’ho visto più volte dal vivo, entrare suonare e uscire senza nemmeno un saluto. Ha detto tutto nelle canzoni. Col senno del poi si capisce bene che è quello che gli interessava fare nella vita: suonare. E lo ha fatto. In barba alle nomination di prestigio, in barba ai premi di alto rango, alle medaglie d’onore conferitegli. E in barba ai tanti libri che tentano di rinnovare gli aneddoti ma, loro malgrado, privano dei sapori racchiusi in quei suoi silenzi misticheggianti, dalle posture alle mimiche facciali così uniche e irripetibili. Il suo volto carismatico è da guardare come i suoi travestimenti istrionici. Il suo modo di relazionarsi è tutto da godere. Come quella volta che disse a Mick Jagger: “Io avrei potuto scrivere Satisfaction, voi non avreste mai saputo scrivere Mr Tambourine Man”. O quando confessò di non sopportare la propria voce, e di provare meraviglia di fronte ai numerosi fans che invece lo ascoltavano.

Dylan sfacciato, consapevole, insolente, giovane da vecchio e vecchio da giovane, ha avuto humor da vendere e intelligenza sopra le righe. Ne ha fatto mostra persino nei suoi testi intimi, più personali. Più li si ascolta e più si capisce che devono avergli fatto compagnia, almeno quanto ne hanno fatto a noi. Sono testi che si respirano bene in solitudine, che illuminano. Testi che non passano di moda. Anche nella musica deve essersi divertito. Ha scolpito parole su due note (Meet Me in the Morning). Ha cavalcato country, pop, folk, funky gospel, ingaggiato superlative blues band per sfornare capolavori. Come nel ’66 il primo album doppio della storia del rock, Blonde on Blonde.

Mai banale, tanto sorprendente, quanto diversificato nei generi. Ha seguito filoni e tematiche senza lasciare niente di intentato. Ha parlato di amicizia elevata e di compagnia terapeutica (All I Really Want to do, 1964; To RamonaForevere Young) . Di padroni della guerra per più volte e anche lanciando anatemi (Masters of War, 1962  – Tutti i soldi che avete guadagnato/Non vi compreranno mai indietro la vostra anima/E io spero che voi moriate in fretta/Rimarrò presso la vostra tomba/Finché non sarò sicurissimo che siate morti e sepolti!). Di ghetti e storie disgraziate (Desolation Row, tradotto da De Andrè in Vicoli della Povertà). Di paradossi esistenziali (Rainy Day Women – Qualsiasi cosa tu faccia ti tirano le pietre). Di religioni (Gotta Serve Somebody, Jokerman). Di singoli personaggi introspettivi estratti da complessi mazzi di carte. Di nuova economia e morte dei sindacati (Union Sundown, 1983).

Non si è annoiato, diciamolo. Ha comunque sempre anticipato i tempi, il maestro. Di venti, cinquant’anni. Si è concesso virate azzardate, accettando il rischio di perdere fans. Come quando dichiarò da ebreo di nascita, di essersi convertito al Cattolicesimo. O quando prese a parlare di canzoni d’amore. In molti avvertirono il tradimento di una missione socio culturale più nobile, come era la canzone di protesta degli anni ’60. Ma cosa è più nobile e infernale dell’amore che tutto muove? Ha preso distanze ogni volta da scomode etichette (una per tutte, profeta). Il “menestrello di Duluth” non si è fatto problemi di distanze invece, quando si è trattato di mettere in ballo la sua vita privata; di trasformare le sue storie d’amore in poesie, benchè in una risposta sotto intervista alla domanda “C’è una canzone che ti sei pentito di aver scritto?” affermò di provare vergogna per Ballad in Plain D. Una canzone analitica, liberatoria, che dava l’ addio sofferto al suo grande amore Suze Rotolo (la donna che cammina abbracciata teneramente a lui nella copertina di The Freewheelin’ Bob Dylan). Molti fans concordano nel ritenere proprio quella la più struggente canzone d’amore mai scritta dal poeta. Il cui senso sarebbe monco di un braccio, se non si ascoltasse insieme a Boots of Spanish Leather.

Poi arrivò la compagna Sara, per la quale scrisse la punta di diamante, Sad Eyed Lady of the Lowlands, partorita di getto, che occupò un intero lato del 33 giri. Forse per capire il rapporto di Dylan con le donne, basterebbero queste  due canzoni e due grandi amori. Ma c’è anche Just Like a Woman o It Ain’t me Baby, ispirate alla sua storia con la Baez, che parla chiaro sulle relazioni sofferte di amore-odio tra uomo e donna, vissute con stati d’animo altalenanti e virate umorali più accentuate in artisti liberi vulnerabili e lungimiranti. Una pietra miliare, che illumina su come dovrebbe essere inteso l’amore, resta però l’immortale Is Your Love in Vain? Basterebbe solo applicare questo testo al manuale degli accoppiamenti, e il mondo si amerebbe davvero.

Non è finita. Attraversando strade e aereoporti Dylan continua a osservare il mondo e a sorprenderci con la sua anima di artista errante. Ogni tanto trova il tempo di incidere dischi. Tra i recenti album, scritti negli ultimi dieci anni Tempest è da collezione. In barba a chi credeva che nella decade tra i settanta e gli ottanta suonati, non si avesse più niente da dire. Una canzone per tutte Roll on, John, dedicata al suo grande amico John Lennon :
Ho sentito le notizie di oggi, oh ragazzo/ Hanno tirato la tua nave a riva/Ora la città sta morendo, non c’è più gioia/Hanno strappato il cuore e l’han tagliato fin nel profondo/Fai luce, vai avanti/Brillavi così intensamente/Continua così, John.

Ci ha messo tanto a buttarla fuori. Come accade in ogni difficile intima elaborazione di lutto importante. Secondo alcune dicerie, Lennon fu colpito perchè l’assassino non trovò per primo Dylan. Forse la colpa di due grandi leggende è di aver parlato di amore, di essersi esposti contro la guerra e le lobbies in modo massiccio e culturalmente rivoluzionario. Va bene così. Fai luce, vai avanti. Continua la tua strada solitaria. Ancora incompresa da quel mondo che tu desideravi diverso, Mister Tambourine Man.


TRE TESTI DI BOB DYLAN DA STUDIARE A SCUOLA



“Like a Rolling Stone”
COME UNA PIETRA CHE ROTOLA


“Gotta Serve Somebody”
DEVI SERVIRE QUALCUNO


“Union Sundown”
TRAMONTO SUL SINDACATO

“Like a Rolling Stone”
COME UNA PIETRA CHE ROTOLA
parole e musica Bob Dylan


Una volta vestivi così bene,
gettavi una moneta ai barboni nel fiore dei tuoi anni, no? 
La gente ti avvisava “bimba attenta! sei destinata a cadere” 
Pensavi stessero scherzando 
ridevi di quelli che frequentavi che tentavano di rimanere a galla 
ora non parli così forte non sembri così superba 
ora che devi scroccare il tuo prossimo pasto

come ci si sente come ci si sente 
senza una casa 
una perfetta sconosciuta 
come una pietra presa a calci?

Hai frequentato le scuole più prestigiose signorina solitaria 
ma ti piaceva solo ubriacarti nessuno ti ha mai insegnato 
come vivere per la strada ed ora ti ci devi abituare
dicevi che non saresti mai scesa a compromessi 
con il barbone misterioso 
ma adesso ti rendi conto 
che lui non ha da vendere nessun alibi 
sebbene lo fissi nel vuoto degli occhi
e gli chiedi: “Facciamo un affare?”

come ci si sente come ci si sente 
a contare sulle proprie forze 
senza un posto dove andare 
una completa sconosciuta 
come una pietra che rotola?

Non ti sei mai girata a vedere lo sguardo aggrottato 
di giocolieri e pagliacci
quando tutti loro facevano trucchi per te 
non hai mai capito che non è bello 
lasciare che altri ti divertano 
giravi sempre sul cavallo cromato 
col tuo diplomatico 
che portava sulla sua spalla un gatto siamese 
adesso è dura ti sei accorta 
che in realtà lui non era come ti diceva 
dopo che ti ha portato via tutto quello che poteva rubarti 

come ci si sente come ci si sente
a contare sulle proprie forze 
senza un posto dove andare 
una vagabonda
come una pietra che rotola? 

La principessa sul campanile e tutta la gente bene 
beve e pensa di avercela fatta
tutti si scambiano preziosi regali 
ma tu faresti meglio a prendere il tuo anello di diamanti 
faresti meglio ad impegnartelo bimba 
Ti divertiva tanto Napoleone in stracci 
e il linguaggio che lui usava 
Vai da lui, adesso ti chiama, non puoi rifiutare
quando non possiedi più nulla 
non hai niente da perdere
adesso sei invisibile 
non hai piu’ segreti da nascondere 

come ci si sente come ci si sente 
a contare solo su se’ stessi 
senza un posto dove andare 
come una completa sconosciuta 
come una pietra presa a calci?

(da LP: “Highway 61 Revisited”, 1965)

“Gotta Serve Somebody”
DEVI SERVIRE QUALCUNO
parole e musica Bob Dylan

Puoi essere ambasciatore in Inghilterra o in Francia 
ti può piacere il gioco, ti può piacere il ballo 
puoi essere il campione del mondo dei pesi massimi 
puoi essere un uomo di mondo con una lunga fila di perle
Ma devi servire qualcuno, sì, è così, devi servire qualcuno 
Sia esso il Diavolo o il Signore, qualcuno lo devi servire
Puoi essere un tossicomane del rock’n’roll che si pavoneggia sul palco 
Puoi avere droga a tuo piacimento, donne in una gabbia 
Puoi essere un uomo d’affari o un ladro d’alto bordo 
Possono chiamarti Dottore o possono chiamarti Capo
Ma devi servire qualcuno, sì, è così, devi servire qualcuno 
Sia esso il Diavolo o il Signore, ma qualcuno lo devi servire
Puoi essere un alto ufficiale, puoi essere un giovane imbroglione 
Puoi essere a capo di qualche grosso network televisivo 
Puoi essere ricco o povero, puoi essere cieco o zoppo 
Puoi vivere in un altro paese sotto falso nome
Ma devi servire qualcuno, sì, è così, devi servire qualcuno 
Sia esso il Diavolo o il Signore, ma qualcuno lo devi servire
Puoi essere un carpentiere che lavora ad una casa 
Puoi vivere in una villa o puoi vivere in una chiesa 
Puoi possedere pistole e puoi persino possedere dei carri armati 
Puoi essere il padrone di casa di qualcuno, puoi persino possedere banche
Ma devi servire qualcuno, sì, è così, devi servire qualcuno 
Sia esso il Diavolo o il Signore, ma qualcuno lo devi servire
Puoi essere un predicatore con il tuo orgoglio spirituale 
Puoi essere un assessore che intasca la tangente 
Puoi lavorare in un negozio di barbiere, puoi sapere come si tagliano i capelli 
Puoi essere l’amante di qualcuno o puoi esserne l’erede
Ma devi servire qualcuno, sì, è così, devi servire qualcuno 
Sia esso il Diavolo o il Signore, ma qualcuno lo devi servire
Puoi amare indossare cotone, puoi amare indossare seta, 
puoi amare il whisky, puoi amare il latte, 
può piacerti il caviale, può piacerti il pane, 
puoi dormire sul pavimento, puoi dormire in un letto da re
Ma devi servire qualcuno, sì, è così, devi servire qualcuno 
Sia esso il Diavolo o il Signore, ma qualcuno lo devi servire
Puoi chiamarmi Terry, puoi chiamarmi Timmy 
Puoi chiamarmi Lobby, puoi chiamarmi Zimmy 
Puoi chiamarmi R.J., puoi chiamarmi Ray 
Puoi chiamarmi in ogni modo ma non importa quello che tu dirai
Devi servire qualcuno, sì, è così, devi servire qualcuno 
Sia esso il Diavolo o il Signore, ma qualcuno lo devi servire
(da LP: “Slow Train Coming”, 1979)

“Union Sundown”
TRAMONTO SUL SINDACATO

Le mie scarpe vengono da Singapore
i miei flash da Taiwan
le mie tovaglie dalla Malesia
la mia cintura con la fibbia dall’Amazzonia
sai, questa camicia che indosso viene dalle Filippine
e la macchina che sto guidando è una chevrolet
è stata fabbricata in Argentina
da un tizio che guadagna trenta cents al giorno
Siamo al tramonto sul sindacato
e ciò che è fatto negli Stati Uniti
Sicuramente era una buona idea
finché non è nata l’avidità
Questo abito di seta è di Hong Kong
e le perle del Giappone
bè il collare del cane è dell’India
ed il vaso di fiori è del Pakistan
Tutti i mobili recitano “made in Brazil”
dove una donna sicuramente trattata come una schiava
porta a casa trenta centesimi al giorno
per una famiglia di dodici persone
sai, per lei significa un mucchio di denaro
E’ il tramonto sul sindacato
e ciò che è fatto negli Stati Uniti
Sicuramente era una buona idea
finché non è nata l’avidità
Sai, un sacco di gente si lamenta perché non c’è lavoro
io dico “perché dite così
quando niente di ciò che avete è di produzione americana?”
Non fanno più niente qui
sai, il capitalismo è al di sopra della legge
Dice “non conta se non si vende”
Quando costa troppo costruirlo a casa tua
lo costruisci solo da qualche altra parte con minor spesa
E’ il tramonto sul sindacato
e ciò che è fatto negli Stati Uniti
Sicuramente era una buona idea
finché non è nata l’avidità
Il lavoro che avevi
l’hanno dato a qualcuno giù ad El Salvador
i sindacati sono un grosso business amico
e si stanno estinguendo come i dinosauri
una volta abbondavano i raccolti nel Kansas
ora vogliono coltivarli sulla luna e mangiarli crudi
posso vedere il giorno in cui persino il giardino di casa tua
sarà contro la legge
E’ il tramonto sul sindacato
e ciò che è fatto negli Stati Uniti
Sicuramente era una buona idea
finché non è nata l’avidità
La democrazia non governa il mondo
meglio che te lo ficchi bene in testa
questo mondo è governato dalla violenza
ma credo che sia meglio non dirlo
da Broadway alla Via Lattea
c’è un mucchio di spazio
ed un uomo deve fare quello che deve fare
quando ha una bocca da sfamare
E’ il tramonto sul sindacato
e ciò che è fatto negli Stati Uniti
Sicuramente era una buona idea
finché non è nata l’avidità (da LP: “Infidels”, 1983)

BOB DYLAN DA LEGGERE IN CLASSE

ULTIMI PENSIERI SU WOODY GUTHRIE

Scritti poco noti

Quando la testa ti si contorce e hai la mente intontita/Quando pensi di essere troppo vecchio, troppo giovane, troppo intelligente o troppo stupido/Quando rimani indietro e perdi il passo/nel trascinarsi al rallentatore della frenetica corsa della vita/Non importa cosa stai facendo se inizi ad arrenderti/se il vino non arriva al bordo del tuo bicchiere/se il vento ti spinge di traverso mentre ti reggi/aggrappandoti con una mano/e l’altra mano comincia a scivolare e la sensazione se n’è andata/ed il motore del tuo treno ha bisogno di una nuova scintilla per partire/e la boccia è facile da trovare ma tu sei troppo pigro per andarla a prendere/e il tuo marciapiede incomincia a curvare e la strada diventa troppo lunga/e inizi a camminare a ritroso anche se sai che è sbagliato/e la tristezza aumenta mentre il giorno volge al termine/e il mattino di domani sembra così lontano/e senti le redini del tuo pony scivolare via/e senti la tua fune scivolare perché le tue mani sono sudate/ed il tuo deserto assolato e le vallate sempreverdi/si trasformano in miseri ghetti ed in vicoli pieni di spazzatura/e il tuo cielo piange acqua e i tuoi tubi di scarico perdono/e i lampi scintillano e i tuoni rimbombano/e le finestre sbattono e si rompono e il soffitto trema/e il tuo intero mondo crolla con violenza/e i tuoi minuti di sole si trasformano in ore di tempesta/e a te stesso a volte dici/“Non sapevo che sarebbe andata così, perché non me l’hanno detto il giorno che sono nato?”/E inizi ad aver freddo e a saltare per la fatica/e cerchi qualcosa che non hai ancora trovato/e sei immerso fino alle ginocchia nell’acqua scura con i capelli al vento/e il mondo intero sta a guardare sbirciando da una finestra/e la tua ragazza ti lascia e vola via lontano/e il tuo cuore si sente male come i pesci quando vengono fritti/e il tuo martello pneumatico cade dalle tue mani sui tuoi piedi/e tu ne hai fortemente bisogno ma lui resta per terra in mezzo alla stradae la tua campana risuona fragorosamente ma non riesci a sentirne il rumore/e pensi che le tue orecchie potrebbero essere state lese o i tuoi occhi sono diventati sporchi nel vedere una tale cieca sporcizia/e hai capito di aver fallito nell’affannosa corsa di ieri quando sei stato ingannato e preso in giro di fronte ad un bluff/quando per tutto il tempo avevi avuto in mano tre regine/e questo ti rende folle, ti rende meschino/come al centro della rivista Life/rimbalzando intorno ad un flipper/e c’è qualcosa nella tua mente che vorresti dire/e che qualcuno da qualche parte dovrebbe ascoltare/ma è intrappolata nella tua lingua e sigillata nella tua testa/e questo ti dà molto fastidio quando sei steso nel tuo letto/e non importa quanti sforzi tu faccia, semplicemente non riesci a dirla/e sei impaurito nell’anima e puoi solo dimenticartene/e i tuoi occhi galleggiano per le lacrime che hai nella testa/e i tuoi cuscini di piume diventano coperte di piombo/e la bocca del leone si apre e tu osservi i suoi denti/e le sue mascelle incominciano a chiudersi con te sotto/e sei disteso sulla pancia con le mani legate dietro/e vorresti non aver mai seguito quell’ultimo segnale di svolta/e dici a te stesso cosa sto facendo?/Su questa strada sulla quale cammino, su questa pista che sto percorrendo/su questa curva sulla quale mi trovo/su questo sentiero sul quale sto vagando, nello spazio che sto utilizzando/in quest’aria che sto respirando/sono troppo confuso,perché sto camminando, dove sto correndo/cosa sto dicendo, cosa sto conoscendo?/Su questa chitarra che suono, su questo banjo che pizzico/su questo mandolino che strimpello, in questa canzone che canto/nel motivetto che canticchio, nelle parole che scrivonelle parole che penso/in questo oceano di ore nel quale sto tutto il tempo a bere/chi sto aiutando, cosa sto spezzando/cosa sto dando, cosa sto prendendo? Ma tu provi con tutta l’animaa non fare mai questi pensieri e a non lasciare mai/che questo tipo di pensieri guadagnino terreno/o facciano battere forte il tuo cuore/ma alla fine sai perché sono lì aspettando solo di poter scivolare e cadere/perché a volte li senti mentre la notte lentamente trascorre/e hai paura che ti prendano mentre dormi/e salti dal tuo letto, dall’ultimo capitolo del tuo sogno/e non riesci a ricordare nonostante tu faccia del tuo meglio/se eri tu nel sogno quello che urlava/ e sai che è qualcosa di speciale quello di cui hai bisogno/e sai che non c’è nessuna droga buona per curarti/e nessun liquore sulla faccia della terra che riesca a far smettere al tuo cervello di sanguinare/e hai bisogno di qualcosa di speciale/Sì, hai bisogno di qualcosa di speciale/Hai bisogno di un treno veloce che vola sul binario di un tornado/per lanciarti da qualche parte e per riportarti indietro/hai bisogno del vento di un ciclone/che sbatte, esplode e soffia/che conosce i tuoi problemi un centinaio di volte meglio di te/Hai bisogno di un autobus della Greyhound che non esclude nessuna corsa/che non ride al tuo sguardo/alla tua voce o al tuo viso/e che con qualunque numero di scommesse nel libretto/correrà lontano oltre la moda della gomma da masticare/Hai bisogno di qualcosa che ti apra una nuova porta/per mostrarti qualcosa che hai già visto prima/ma che ti è sfuggita un centinaio di volte o più/Hai bisogno di qualcosa che ti apra gli occhi/Hai bisogno di qualcosa che ti renda consapevole/che solo tu e nessun altro possiede/questo punto nel quale ti trovi, questo spazio nel quale siedi/che il mondo non ti ha battuto/che non sei stato superato/non può farti diventare pazzo/non importa quante volte puoi essere preso a calci/hai bisogno di qualcosa di speciale/hai bisogno di qualcosa di speciale che ti dia speranza/ma speranza è solo una parola/che forse hai pronunciato o hai sentito/in qualche angolo ventoso di una curva/ma è questo quello di cui hai bisogno, e ne hai davvero bisogno/e il tuo problema è che lo sai fin troppo bene/perché guardi e inizi ad avere i brividi/perché non lo puoi trovare su una banconota/né sulla vetrina di Macy/nè sulla cartina stradale di un ragazzo ricco/né nella confraternita di un ragazzo grasso/e non è fatto del germe di grano di Hollywood/e non è su quel palco poco illuminato/sul quale si trova quello stupido comico/che sbraita e farnetica prendendoti i soldi/e tu pensi sia divertente/No non puoi trovarlo in nessun night club o yacht club/e non è nelle sedie di un ristorante di lusso/e sicuro come l’inferno tu sei costretto a dire/che non importa quanto forte strofini/ma non lo troverai sulla matrice del tuo biglietto/no, e non è nelle chiacchiere che la gente ti racconta/e non è nella crema contro i brufoli che ti vendono/e non è in nessuna casa di scatole di cartone/nè in alcuna camicia di qualche stella del cinema/e non puoi trovarlo sul campo di golf/né può dirtelo Uncle Remus e nemmeno Babbo Natale/né puoi trovarlo nella lozione per i capelli o nei vestiti di cotone/né nei manichini dei magazzini o nelle gomme da masticare/nè nel suono da gelatina delle voci da torta al cioccolato/che vengono a bussare ed a picchiettare nella carta da regalo di Natale/dicendo non sono carino e non sono grazioso e guarda la mia pelle/guarda la mia pelle che brilla, guarda la mia pelle che luccica/guarda la mia pelle che ride, guarda la mia pelle che piange/quando non riesci nemmeno a renderti conto se hanno qualcosa all’interno/queste persone così carine con i loro nastri ed i loro fiocchi/No non lo troverai nè oggi nè un altro giorno/sui gradini fatti di carta/e dentro le persone fatte di melassa/che ogni giorno comprano un nuovo paio di occhiali da sole/nè nei generali da cinquanta stelle o nei truffatori/che potrebbero fregarti per un decimo di penny/che respirano e ruttano e si piegano e si spaccano/e prima che tu possa contare da uno a dieci/rifanno di nuovo tutto ma stavolta alle tue spalleamico mio/Quelli che girano e trattano e ruotano/e giocano con ogni altro nel loro mondo di sabbia in scatola/Né lo trovi negli sciocchi senza talento/che corrono intorno superbi/e stabiliscono le regole per quelli che hanno talento/né in quelli che non hanno alcun talento ma pensano di averlo/ e pensano di prenderti in giro/quelli che saltano sul vagone/ solo per un attimo perché sanno che è di moda/per divertirsi, e andarsene alla svelta/e fare soldi e ragazze in tutti i modi/e gridi a te stesso e getti a terra il tuo cappello dicendo, “Cristo dovrei essere così?/C’è nessuno qui che sa dove mi trovo?/nessuno qui che sa cosa provo?/gran Dio onnipotente/questa roba non può mica essere vera!”/No, ma quello non è il tuo gioco, non è neanche la tua corsa/non puoi sentire il tuo nome, non puoi vedere il tuo viso/devi guardare da qualche altra parte/e dove guardi per trovare la speranza che stai cercando/dove guardi per trovare quella lampada che sta bruciando/dove guardi per trovare quell’olio che sgorga/dove guardi per trovare quella candela che brucia/dove guardi per trovare quella speranza che sai che c’è/lì fuori da qualche parte/E i tuoi piedi possono percorrere solo due tipi di strade/i tuoi occhi possono vedere solo attraverso due tipi di persiane/il tuo naso può annusare solo due tipi di ingressi/puoi toccare e girare ed aprire due tipi di maniglie/puoi andare in una chiesa di tua scelta/o puoi andare al Brooklyn State Hospital/Troverai Dio nella chiesa che hai scelto/troverai Woody Guthrie nel Brooklyn State Hospital/E sebbene sia solo la mia opinione/e può essere giusta o sbagliata/li troverai tutti e due/nel Grand Canyon/al tramonto.

[youtube id=”L9EKqQWPjyo”]