L’APPELLO DEI COMMERCIANTI AI RESIDENTI: persi i turisti, “A Natale comprate sotto casa almeno voi!”

Chi li ha visti? I clienti non ci sono più. L’appello dei commercianti ai residenti (diventati impresari a casa loro) di boicottare le grandi catene straniere e comprare sotto casa è rispedito al mittente. Il fenomeno è più complesso di uno slogan. Le risposte che non ti aspetti dalla cittadinanza.

di Tiziana Pavone

La campagna di sensibilizzazione partita da una certa area politica, la quale invita esplicitamente a non comprare su Amazon, ha il suo seguito anche a livello locale. Ma la bandiera, da noi, la tiene alta anche la Confcommercio della Provincia di Imperia; in rappresentanza di tutti i commercianti. Vedere per credere.

L’appello è a voci unificate su profili social di commercianti e loro commercialisti. Invitano la popolazione a comprare nei negozi della propria città: cosa che non sarebbe difficile realizzare, visto che, in codice arancione come siamo messi, impera l’obbligo di non uscire dal proprio Comune. C’è, più forte che mai, il Covid19.

Peccato solo che la richiesta sia sbagliata. Bisognerebbe chiedersi come ridisegnare l’offerta e la tenuta sociale delle città. Invece vogliamo spicci.

In epoca di Black Friday e offerte lampo al ribasso, questa operazione di marketing con tanto di slogan non risulta di facile riuscita. Le persone si sentono più sicure a casa e, se possono, comprano on line. In un posto, cioè, che non ha confini geografici, se non nelle mappe di Google. In un luogo aperto a tutti, che, ancora nel 2020, se è rimasto per lo più in mano al mercato delle grandi catene multinazionali, é dovuto al demerito di chi é stato a guardare. Dobbiamo dare i numeri o dirci bugie?

Il fatto é che i piccoli imprenditori non si sono mai avvicinati all’idea di costruirsi una identità digitale, la reputazione storica per vendere online. E qui, un mea culpa ci sta tutto. Sappiamo quanto sia importante fidelizzare clienti abituali, sul territorio. Ma non sappiamo quanto potenziale ci possa essere, nell’adattarsi alle nuove regole del commercio via web.

Paura di investire? Paura del nuovo che avanza? Paura delle consegne a domicilio? Comodità di vivere contando sul passaggio consolidato dei vicini francesi della Costa Azzurra? Zona troppo baciata dalla fortuna, piena di vacche grasse? Mentalità? Non arrampichiamoci sugli specchi. Basti pensare a una delle nuove soluzioni: riders, nuovo lavoro e più consegne a domicilio. Anche i clienti avrebbero paura, di non trovare parcheggio in centro, di prendere multe. Fare shopping in centro è diventato un incubo? Che male ci sarebbe, allora, se ognuno restasse nella propria zona? Finirebbe in un bel pareggio periferia-centro indolore.

Di fatto, i giovani delle Start up, dimostrano che un mondo alternativo é possibile e che si può dominare con le competenze. Esistono nuovi corsi di laurea stracolmi di iscritti, a testimoniarlo. Saranno i famosi mestieri nuovi? Quelli che sostituiscono vecchie attività da rottamare? Concetto sbagliato: i nuovi mestieri non sono nuovi. E’ nuovo solo il modo di affrontare il solito mestiere. Tutto da giocare.

Non solo: quei Comuni più attenti e lungimiranti, stanno istituendo, oltre ai nuovi corsi universitari, addirittura i Festival dedicati alle nuove generazioni digitalizzate. Che il Ponente, abituato a vivere sugli allori del passato, si può scordare. Un vero peccato, per un posto che ambisce a fare turismo d’elite, turismo culturale, turismo sportivo, turismo di passaggio, insomma, tutti i tipi di turismo tutto l’anno. Vorrà dire che aspetteremo il primo dottore in Nuove Strategie di Marketing Globale, per sapere che Ci Vorrebbe il Mare.

Fin qui, detto così, potremmo tranquillamente ignorare tutta questa nuova realtà, impraticabile nelle nostre miti cittadine a ponente. Niente innovazione, per un bel pò.

Abbiamo altri problemi. Cittadine con poche strade, dove passano tanti leoni dominatori. Leoni che hanno imparato la formula magica secondo cui allargando un marciapiede pubblico, lo si occupa a pagamento, con un bel dehor di proprietà.

Sarebbe chiedere troppo, mettersi intorno al tavolo a ragionare sul loro futuro, mentre tolgono spazio al presente della mamma con passeggino. E ai cittadini. Che, poveretti, se inneggiano alla passeggiata salutare, non sapendo inciampare, evitano ogni labirinto e si mettono seduti ai tavoli. Obbedendo ai canoni del vecchio binomio: consumismo & sedentarietà.

Alcolici, bevande colorate, latte annacquato, creme industriali (a proposito: le creme sono sempre meno gialle. Ridateci la crema vera delle pasticcerie artigianali! Siamo la città della musica. Mica pizza e fichi!). In Emilia Romagna sono più peccaminosi. Là, se non vuoi un gelato colorato, hai l’alternativa della prosciutteria, piadineria, nutelleria, creperia. Uno tira l’altro. E ti ritrovi in Abruzzo, a finire l’aperitivo tra le rostellerie. La via Adriatica è la grande esperta in intrattenimento turistico enogastronomico. Si riempie la bocca di tradizione. E di innovazione. Noi abbiamo scogli pieni di allori…

Vogliamo ignorare tutta questa realtà? Va bene. Viviamo pure sulla gloria del passato. Ma l’analisi che emerge, mettendo in fila i dati delle risorse umane dislocate sul territorio nel presente, non si ignora.

Dato che il messaggio commerciale (“Quest’anno i miei acquisti li faccio sotto casa), è rivolto proprio agli abitanti delle città, non ai vacanzieri “leggermente” assenti (questi, il vero motivo della crisi a Ponente), tocca ascoltarli, questi sconosciuti clienti caduti in disuso. I cari concittadini dai portafogli vuoti sono divenuti ambiti clienti. Un pò tardi per fare solidarietà a senso unico, ma proviamoci. Magari cominciando a non disprezzare le periferie e la gente normale che ha bisogno di servizi normali. Andrà ancora di moda, la vita sopra le righe?

E’ più interessante studiare il territorio. Per primo, scopriamo che il territorio non è fatto di un solo segmento. E mi riferisco al segmento dei commercianti. Sarebbe un errore, vedere una fetta e non tutto il resto della torta. Un errore anche politico, oltre che sociale.

Un errore soprattutto per l’Amministrazione pubblica, che in questo periodo si deve focalizzare sulla salute dei suoi cittadini con una diversa solidarietà. E che in futuro si dovrebbe occupare degli abitanti di Sanremo sparsi nelle belle vallate e nelle periferie. Loro sono più numerosi dei turisti di via Matteotti e, soprattutto, sono di certo quelli che votano per migliorare il loro abitare, non essendo occupati a fare turismo di passaggio.

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