Bussana Vecchia, da borgo fantasma a borgo d’arte, per valorizzare il turismo rurale

Esistono casi in cui, senza alcun progetto iniziale e senza obiettivi specifici, il recupero del territorio italiano raggiunge i suoi massimi livelli, dando vita a nuovi luoghi in cui vivere e viaggiare. Spesso ci impegniamo, investiamo soldi e tempo per costruire il progetto migliore di tutti che speriamo, renda reale il sogno della valorizzazione turistica delle zone rurali italiane. Poi ci sono le eccezioni, che confermano la regola che poche persone motivate e con un’idea comune, possono realmente cambiare le cose. Bussana Vecchia è stata a lungo un esempio di come il recupero dei borghi abbandonati e delle aree rurali italiane, sia una realtà possibile da realizzare. Sono bastate una manciata di persone motivate e un’idea (possibilmente valida!).

Era il 1887 quando il piccolo centro di Bussana Vecchia fu distrutto dal più grande terremoto mai avvenuto in Liguria. Del borgo non rimasero che pochi ruderi, immobili per quasi 70 anni, fino a quando il ceramista piemontese Mario Giani, in arte Clizia, dopo aver visitato il borgo, se ne innamorò perdutamente. Il suo obiettivo era costruire una comunità internazionale di artisti per ripopolare il borgo,  con uno statuto e una costituzione che regolassero la vita e le relazioni sociali.

Il meccanismo proposto è molto interessante: nessuno poteva appropriarsi degli immobili, tutti potevano occuparli temporaneamente (fino a un massimo di 3 anni) per svolgere attività artistiche. Tutto fu ricostruito e recuperato secondo un criterio di sostenibilità, usando tegole e mattoni degli stessi ruderi. Fino agli anni ’90 è una continua crescita: edilizia, culturale e artistica, che porta Bussana ad ospitare quasi 70 artisti nell’arco di 40 anni. Oggi Bussana è ancora terra di nessuno, molti artisti se ne sono andati. E la lotta è tra Comune di Sanremo e Demanio, per l’assegnazione definitiva di questo magico territorio dimenticato.